martedì 20 agosto 2013

Capitan Atom (di J.T. Krul, Freddie E. Williams II)

Così come Aquaman, anche Capitan Atom è stato ospitato all'interno del mensile Flash, edizioni RW-Lion. Se Aquaman è probabilmente la migliore testata del New 52, Capitan Atom è certamente, per stile e contenuti, tra le più originali. Certo, la scrittura non è esente da difetti e ci sono dei punti deboli, dei passaggi un po' delicati che non convincono del tutto. Ma notevole il coraggio di J. T. Krul che riscrive profondamente il personaggio, riprendendo il Dr. Manhattan di Alan Moore e non avendo paura di metterla definitivamente in filosofia.
Il suo Capitan Atom si muove infatti su sentieri che conducono a riflessioni esistenziali, assolute, sull'uomo, sul mondo, sull'universo, su cosa vi sia oltre l'universo, sul tempo e, inevitabilmente su Dio. E ancora, sulla soggettività e sul filtro dei sensi e delle categorie intellettuali nella lettura e nell'interpretazione della realtà.
Una pretesa in effetti non da poco, un'escursione su un terreno complicato, una sfida impegnativa già a partire dal termine di paragone, Manhattan, cui il riferimento è evidente. A prescindere dalla portata del risultato finale, ben venga. Finalmente un prodotto che abbina la componente leggera, di divertissement, con una componente più intellettualmente stimolante. O, almeno, ci prova.
Per rendere graficamente un prodotto di questo tipo è azzeccata la scelta di Freddie E. Williams II: le sue tavole sono particolari, i disegni sono forse non molto "solidi", piuttosto eterei, dai tratti e dai contorni molto sfumati, per nulla rigidi e non molto definiti, ma necessari e coerenti con il tono della storia il cui protagonista è un personaggio, appunto, dai contorni esistenziali sfumati e incerti.
Come già predetto [qui], è stata sviluppata, tra le altre cose, la dualità tra Capitan Atom, smaterializzato, decorporalizzato, a rischio di disumanizzazione, un uomo prigioniero all'interno di un'entità trascendentale, e il dr. Megala, una mente eccelsa, assetata di conoscenza e desiderosa di valicare i confini e i limiti della condizione umana, ma prigioniera all'interno di un corpo drammaticamente impedito persino nelle funzioni più semplici ed essenziali.
Una condizione speculare, simmetrica, tra i due e che, a un certo punto, si invertirà temporaneamente: in quell'occasione Megala avrà modo di constatare, portando alle estreme conseguenze la sua stessa visione delle cose, quanto poco di umano e di umanamente accettabile possa esserci nell'essenza stessa dell'esistente.
Il Capitan Atom di Krul è, dicevo, un po' dr. Manhattan, una sua incarnazione che ne ha irreversibilmente influenzato tutte le rappresentazioni future, ma è anche Nathaniel Adam: la componente umana di Capitan Atom è fondamentale; se in Manhattan questa componente via via scompare, in Capitan Atom essa è essenziale, e coesiste con quella che trascende l'umanità, la fisicità, l'intelletto stesso. Non appena Capitan Atom perde contatto con la sua parte umana, diviene un'entità fredda, assoluta, priva dei filtri della ragione e della morale.
Di sicuro non è una lettura facile, semplice o immediata. È lontana anni luce dal classico "arriva il supereroe e prende a cazzotti i cattivi". In soccorso arriva, ottima e molto utile per orientarsi e riassumere una run fatta di salti e viaggi nel tempo, la "cronologia completa" nel redazionale di Riccardo Galardini su Flash n. 9.
La serie si è conclusa su Flash n. 14 con il numero zero, che narra le origini di Capitan Atom, anche se la run si era conclusa due numeri prima, su Flash n. 12, con Capitan Atom #12: "La fine è l'inizio". Nell'ultima tavola, un Capitan Atom letteralmente "fuori dal mondo", osserva la Terra dalla superficie lunare e, a corollario della sua profonda riscrittura, dice "Non sono un uomo, non sono uno di loro. Non più".
Il futuro ci dirà se questa interpretazione del personaggio sarà quella definitiva e quali saranno le sue possibili evoluzioni.

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