mercoledì 29 novembre 2017

Il Celestiale Bibendum di Nicolas De Crécy - L'assenza del bene e la relatività del male.

È il 1994 quando esce il primo volume de Il Celestiale Bibendum, dell'allora 28enne Nicolas De Crécy, per la casa editrice francese Les Humanoïdes associés.

Un giovane De Crécy, il cui enorme potenziale è debordante e in prorompente espansione, ci mette dentro la sua visione del mondo, della religione, della spiritualità; la sua critica al consumismo, al capitalismo, al potere, politico e religioso. A un'umanità che si è allontanata sempre più e ha perso di vista il contatto con le radici della propria stessa natura.

Il protagonista, Diego la foca, incarna un'innocenza perduta, abusata e strumentalizzata, quindi derisa e disprezzata. Un essere così diverso ed estraneo in qualsiasi modo alle logiche dominanti nella società contemporanea, da risultare incomprensibile, alieno, incompatibile con il mondo che lo circonda. È muto, passivo e indifferente a qualsiasi possibilità di stabilire canali di comunicazione.

Non appena giunto nella grande metropoli industriale, la città-metafora di New York-sur-Loire, un ibrido tra Parigi e New York, una classe intellettuale e pedagogica ruffiana e populista che ha abdicato a qualsiasi ruolo di voce e guida anche scomoda, autonoma e indipendente, vuole fare di Diego il proprio fantoccio/feticcio costruito a tavolino e, dietro il paravento della cultura, dell'amore e del bene comune, non desidera altro che usarlo per accrescere il proprio potere omologante e omologato.
La figura del leader, che risulterà poi essere persino costituito fisicamente dall'insieme della massa popolare, e che si appiattisce al cospetto del male, sembra impersonare la corruzione e la sottomissione della classe intellettuale nei confronti di una degenerazione materialistica ed edonistica.
Il diavolo ci mette lo zampino, è vero, ma non fa tutto da solo:  suoi più grandi alleati sono la malvagità e la corruzione dell'uomo, la sua debolezza, che gli spalancano le porte e gli consentono di fare il proprio gioco e imprimere il proprio volere al corso degli eventi.

Grande assente, in questo racconto disperato e profondamente pessimista, pare essere la forza del bene, una vera alternativa al male che riesca a determinare un reale cambiamento nel cuore degli uomini. Il bene è invece pura passività, inetto, indifeso e sconfitto terreno di conquista e devastazione. Tabula rasa sulla quale il male e la corruzione possono creare e costruire la propria realtà e la propria verità. Senza che niente e nessuno riesca a opporre loro resistenza.

Ma anche il male, alla fine, viene relativizzato. Per smontare definitivamente ogni manicheismo, De Crécy si serve di Belzebù, o Satana, insomma, il "capo dei diavoli", il quale è un buffo omuncolo che pensa di essere il male assoluto ma deve scontrarsi con una realtà ben diversa: egli è solo il diavolo degli uomini e non ha alcuna autorità sugli altri esseri viventi e le altre forme di esistente, ognuna delle quali ha un proprio inferno e un proprio specifico satanasso.
La sua visione antropocentrica che lo porta ad affermare "io mi occupo degli uomini e gli uomini si occupano delle bestie" si rivela fallace.

De Crécy pare così voler togliere definitivamente l'uomo dal centro di un universo che non gli appartiene in esclusiva e con il quale ha invece perso ogni reale e profondo contatto.

L'autore infine toglie al suo stesso racconto ogni casacca che possa identificarlo e associarlo a un qualsiasi tipo di messaggio morale. La denuncia dell'allontanamento dell'uomo da una condizione naturale e primigenia, pur implicita, viene fortemente stemperata da una dose di acida ironia e privata di ogni celebrazione e di ogni retorica: Diego, entità ingenua e bonaria, prende vita da pneumatici andati a male (Bibendum è il nome con il quale i francesi chiamavano l'omino Michelin delle prime pubblicità), fuori produzione e fusi da un'eccessiva vicinanza a fonti di calore; non è celestiale ma emerge da un brodo primordiale fatto di tanfo portuale, scarichi di nave e olezzi di reflui urbani. Se mai c'è stata una natura umana innocente e pura, essa è ormai andata perduta.

Non c'è emozione, non ci sono sentimenti contrariati, nessuna love story impossibile né si versano lacrime. L'autore dichiara apertamente, alla fine del racconto, quasi a volerne dare una spiegazione o, quanto meno, un indizio, quale sia stata la soluzione narrativa e la direzione che ha scelto per il proprio racconto: nessuna celestialità ma il tanfo e lo sporco delle più infime bassezze della natura umana, perché come dice la voce narrante del prof. Lomax, "il celestiale lo si vede dal terreno, non da più in alto".

Il Celestiale Bibendum è una lettura non facile e dalla non semplice interpretazione. Lo scrittore fa spesso ricorso a passaggi e associazioni mentali davvero singolari, sovente deliranti; le stesse che può capitare di sperimentare durante uno stato febbrile. Un delirio febbricitante che, nonostante la deformazione dei contorni della realtà, mantiene sempre una buona aderenza al verosimile, al credibile.
Si tratta di un racconto nel quale sono rintracciabili i contorni e i contenuti di un intero sistema filosofico, di un intera visione del mondo e della realtà che ci circonda.
Un biglietto da visita di tutto rispetto per un giovane De Crécy che dimostra di sapere benissimo cosa intende dire e che, per farlo, usa con eccelsa maestria il media fumettistico. 
La potenza espressiva di quest'opera risiede tanto nei testi quanto e forse più nei disegni. Alcuni concetti vengono resi perfettamente con metafore grafiche, impossibili da esprimere altrimenti con altrettanta rapidità ed efficacia. I dettagli e la perfezione dei paesaggi urbani e delle architetture si alternano ad acquerelli dai contorni più sfumati nelle sequenze surrealistiche, oniriche e "deliranti". L'uso, anche generoso, dei colori si rivela strumento efficacissimo e tutte le differenti scelte stilistiche adottate sono sempre funzionali alla resa comunicativa.

Illudersi di aver compreso appieno la portata di quest'opera e di averne colto tutti i significati e le sfumature, sarebbe presuntuoso. Diversi possono essere i livelli di interpretazione, in funzione probabilmente della sensibilità, della cultura, della preparazione, delle caratteristiche soggettive del lettore.
Il significante di cui si serve non è sempre immediatamente associabile al significato voluto, il quale può anche risultare incomprensibile o comunque ostico. Il che rende questa una lettura probabilmente non per tutti e quindi forse presuntuosa e supponente, esclusiva e un po' snob. E l'autore pare esserne consapevole quando condanna il personaggio/narratore, il prof Lomax, a una pena peggiore della morte, il nulla, per avere tradito i canoni di un racconto convenzionale.

Appare tutto più chiaro a una seconda lettura, quando si comprende l'ordine prestabilito da De Crécy, il suo progetto pianificato nei minimi dettagli e diventano comprensibili anche alcuni momenti che, al primo sguardo, sarebbero ostici da metabolizzare e collocare nel quadro generale del racconto.

Se è vero che sono le storie a trovare gli autori e non gli autori a inventarle, Il Celestiale Bibendum è una pietra miliare della letteratura europea a fumetti che ha consacrato e consegnato al mondo un grande artista, scrittore, filosofo, dall'immenso potenziale creativo.

Titolo: Il Celestiale Bibendum (Le Bibendum céleste)
Pubblicazione originale: Les Humanoïdes associés (1994-2002)
Edizione italiana: Eris
Pubblicazione in Italia: 2015
Testi e disegni: Nicolas De Crécy

Voto: 7,5

giovedì 12 ottobre 2017

Il sublime Superman di Grant Morrison. Action Comics New 52 ## 1-18 (novembre 2011-maggio 2013) - Recensione

Superman #1 Ed RW Lion, Maggio 2012
Variant Cover by Jim Lee
Il corso New 52 di Superman è stato tenuto a battesimo da Grant Morrison sulle pagine di Action Comics, testata che, per l’occasione, aveva azzerato la propria numerazione.
Morrison ha rinarrato le origini di quello che probabilmente è il supereroe più iconico e riconoscibile di tutti i tempi, quindi ne ha ripercorso, sintetizzandola, l'intera storia, dal passato remoto, su Krypton, al passato prossimo con l'arrivo sulla Terra, quindi il presente, la maturità, e persino la morte e la rinascita.
Nei 18 numeri di una run intensa, l'autore scozzese ripercorre a modo suo, attraverso la sua lente e il suo stile, la storia quasi secolare di Superman, dando vita a un ciclo sui generis, dalla spiccata personalità e dal profondo peso specifico.

Linee temporali plurime e dimensioni superiori sono il tessuto osseo di una trama che si articola in due parti fondamentali. Nella prima, Morrison richiama il Superman delle origini, quello più giustiziere che eroe, e ambienta una storia nel passato, con un Clark Kent alle primissime armi che si trova, alieno, quasi solo contro tutti, a fronteggiare il "Collezionista di mondi"; quindi vi tesse un'altra linea temporale, con Kal El che arriva dal futuro insieme alla Legione dei Supereroi per sventare il piano della "Lega Anti-Superman", un gruppo di cattivoni che, miniaturizzati in un "tesseratto", sono in qualche modo finiti dentro la testa di Superman dopo aver rubato il nucleo di kryptonite grezza dal motore del razzo che ha condotto il piccolo Kal sulla Terra. Un po’ complicato, vero?
Comune denominatore per collegare questi momenti è il razzo. Infatti il razzo servirà per fermare il Collezionista di mondi. Senza il nucleo di kryptonite il razzo muore e il Collezionista si riavvia. In tutto questo, pare già abbastanza evidente come qualcosa o qualcuno, di oscuro e potente, stia tramando e congiurando contro il nostro eroe.

In avvio Morrison pare soffrire un po' il dover restare aderente alla storia già scritta sulle origini e sull'arrivo di Superman sulla Terra. Ci mette del suo, naturalmente; plasma la materia che ha in mano alla sua maniera, ma finisce forse per complicare un po' troppo le cose perdendo immediatezza e godibilità. La psicologia del personaggio non è ancora ben approfondita e il suo gran cuore ancora non si vede. Pa' e ma' Kent paiono solo comparse e le pagine loro dedicate sono le più belle dell'intero story-arc. Da questo punto di vista vengono in soccorso le storie firmate da Sholly Fisch che, in appendice ai numeri di Action Comics, mostrano sovente il lato più umano dell’eroe e della sua epica.

Ma è con la seconda parte che il piano di Grant Morrison si compie nella sua interezza, il vero nemico si rivela e l'opera diventa non solo pienamente comprensibile, ma anche godibile e pienamente apprezzabile.
Come già detto, l'autore ripercorre l'intera storia del personaggio: gli eventi kryptoniani, la nascita di Kal-El, il suo arrivo sulla Terra, la sua epopea, la sua morte, il suo ritorno. Il tutto da dietro la lente di una dimensione superiore.
Action Comics #14
Art by Rags Morales
Così come lo scrittore interviene contemporaneamente su più punti di un fumetto, che si muove su una linea spazio-temporale bidimensionale, così un altro essere, da una dimensione superiore, interviene contemporaneamente su tutta la storia di Superman, assumendo sempre forme diverse, tramando inganni, reclutando avversari e cercando di ucciderlo ogni volta.
Dietro tutto quanto successo, nel passato, nel presente e nel futuro di Superman, c'è lo zampino e l'infido disegno del demoniaco Lord Vyndktvx, un essere proveniente dalla quinta dimensione, rivale di Mr. Mxyzptlk, e che, per un capriccio, ha deciso che Superman deve morire. Lord Vyndktvx, per gelosia nei confronti di Mr. Mxyzptlk decide di "togliergli" Superman, per via delle storie che divertono tanto il re della loro quinta dimensione, nelle quali Superman riesce sempre ad avere la meglio su Mxyzptlk.

Finalmente libero dai legacci della storia canonica di Superman, cioè il razzo, la partenza da Krypton, l'arrivo sulla Terra, Morrison può fare quello che gli riesce meglio, può spaziare liberamente e mettere in campo la propria fantasia e il proprio estro di grande scrittore, spostandosi su un terreno che gli è familiare, vale a dire quello delle dimensioni superiori, in cui convergono magia, esoterismo, filosofia, scienza e fantascienza.
Emerge così tutto il grande cuore di Superman e il personaggio cresce sotto gli occhi del lettore, attraverso le linee temporali che si intrecciano con lo scorrere dei capitoli. Capitoli disseminati di citazioni, riferimenti, omaggi alla storia dell’eroe; i due Superman, rosso e blu; il cane Krypto; la Legione dei Supereroi; Adam Blake/ Capitan Comet, Lex Luthor, Brainiac e, infine Doomsday, o meglio, un ibrido Super-Doomsday, che Morrison raffigura come il Superman del domani, il Superman senza scrupoli, disumanizzato, spietato e liberato dai legami che lo tengono legato alla Terra e al bene dell'umanità. Sarà il demone finale contro il quale Vyndktvx farà scontrare Superman, per spezzarlo e dimostrargli la vacuità e l'illusorietà della sua esistenza tridimensionale.

Morrison conclude pertanto più che degnamente, in maniera brillante, la sua run, una storia di qualità superiore che porta Superman al di là del New 52 e di qualsiasi reboot, e che resta valida sempre.

Rendere in due dimensioni ciò che sarebbe difficile da comprendere persino nella realtà tridimensionale, cioè la relazione con una realtà a 5 dimensioni (la quarta è intesa essere il tempo) è stato possibile grazie all'ottimo lavoro da parte dei disegnatori che si sono alternati, soprattutto Rags Morales, Brad Walker, senza dimenticare il contributo di un paio di numeri da parte di Andy Kubert e inoltre quello di altri penciler, da Chris Sprouse a Travel Foreman; da ChrissCross a Ben Oliver; da Carlos Urbano (noto anche come CAFU) a Gene Ha e Cully Hamner nella storia ambientata su Terra-23 con il Super-Obama, anch'egli preso di mira da Vyndktvx.

Action Comics #12
Degne di nota alcune tavole in stile cubista, movimento artistico che ha ricercato e approfondito il rapporto tra lo spazio, il tempo e le diverse dimensioni, cercando di cogliere e rappresentare le dimensioni di ordine superiore.

Action Comics #18
Paolo Rivera - Joe Rivera Variant Cover
Un racconto che, se non ci si sintonizza con il pensiero di Morrison, può forse risultare assurdo, incomprensibile o stravagante. In realtà si tratta di una perla da godere in unica soluzione; un gioiello autentico: il Superman di Grant Morrison. 


Titolo: Action Comics ## 1-18
Pubblicazione originale: DC Comics, novembre 2011 - maggio 2013
Edizione italiana: Superman ## 1-21 Ed. RW Lion
Pubblicazione in Italia: maggio 2012-gennaio 2014
Autori: Grant Morrison, Sholly Fisch
Art: Rags Morales, Brad Walker, Andy Kubert, Chris Sprouse, Travel Foreman, ChrissCross, Ben Oliver, Carlos Urbano (CAFU), Gene Ha, Cully Hamner
Voto: 7,5

martedì 12 settembre 2017

Superman/Supergirl/Superboy: H'EL SULLA TERRA (gennaio-aprile 2013) - Recensione

Superman #15 Ed. RW Lion, Luglio 2013
Dopo la run di Gerge Pèrez e quella di Keith Giffen e Dan Jurgens, arriva H'El on Heart, il primo cross-over del New 52 dedicato a Superman e agli altri elementi della Super-family, Supergirl e Superboy.
Da gennaio ad aprile 2013 (luglio-ottobre in Italia nell'edizione RW Lion) un team di scrittori e artisti ha collaborato per la realizzazione di questo story-arc che ha coinvolto le testate di Superman, su cui hanno lavorato Scott Lobdell e Kenneth Rocafort; Supergirl, con la premiata ditta Mike Johnson/Mahmud Asrar cui si sono affiancati Marc Deering, Scott Hanna e Dave McCaig; e Superboy, testata legata ai Teen Titans e su cui hanno lavorato Tom De Falco come writer, e un vasto team di artisti come R.B. Silva, Rob Lean, Ron Frenz, Roger Robinson, Iban Coello, Amilcar Pinna.

Il Superman versione New 52, per quanto abbia già accumulato un certo bagaglio di esperienze, sta ancora conoscendo il mondo che lo circonda. Le relazioni con sua cugina Kara, alias Supergirl, non sono ancora delineate. Kal è perfettamente integrato sulla Terra, il suo pianeta adottivo cui è giunto quando era ancora in fasce; Kara, al contrario, giunta da adulta, si sente un'estranea e vive la sua permanenza sulla Terra come una costrizione, si sente aliena in un mondo alieno.
Superboy ancora nemmeno lo conosce, e i due avranno modo di fare conoscenza proprio nel corso di questa saga che servirà, tra l'altro, proprio ad approfondire la psicologia e le relazioni tra i tre Super dell'era New 52.

Scopriamo così che tutti loro sono stati finora osservati da H'El, un kryptoniano potentissimo, apparentemente più di Superman, giunto sulla Terra viaggiando nel tempo. Era stato inviato da Jor-El, padre di Kal-El, nella speranza che, viaggiando nel tempo, potesse trovare una soluzione alla distruzione di Krypton.
Ma qualcosa nel viaggio va male e H'El giunge sulla Terra. Qui è determinato ad "arruolare" i due cugini kriptoniani e, insieme a loro, tornare su Krypton e salvare il pianeta.
Superman non crede al racconto di H'El, non crede alla sua buona fede e gli nega immediatamente non solo il proprio appoggio, ma anche la propria amicizia.
Molto diversa è la reazione di Supergirl, che vuole credere alle parole di H'El, si lascia manipolare da lui (e lui se ne innamorerà), ed è disposta a tutto pur di rivedere i suoi cari e il suo amato pianeta. Però H'El, carpita la buona fede di Kara, ha omesso di dire che il viaggio ha un costo in termini energetici, e può avvenire solo a spese della Terra e dell'intero sistema solare.
Superboy invece, per metà kriptoniano, per metà terrestre, è visto da H'El come un abominio genetico da eliminare. Kon-El (che in kriptoniano significa appunto abominio) avrà modo di scoprire in Superman una figura di riferimento, degna di fiducia e al fianco di cui combattere.
H'El è davvero molto potente. Sconfigge facilmente Superboy, si dimostra superiore persino a Superman, al punto da estrometterlo dalla Fortezza della Solitudine e impadronirsene totalmente. Tra gli altri poteri, ha la capacità di manipolare e modificare la realtà che lo circonda, e di teletrasportare istantaneamente anche a grandi distanze oggetti e persone. Ci vorrà la Justice League a dar man forte a Supes per provare a tenergli testa.


H'El sulla Terra introduce nel panorama DC un nuovo villain dai poteri sterminati. Il soggetto è sicuramente valido, la sceneggiatura buona, ben orchestrata, con i tempi giusti, ben reso l'antagonismo tra Superman e H'El, cattivo ben caratterizzato, così come bene sviluppata è la psicologia di tutti i protagonisti con la grande "S". La saggezza, l'affidabilità, la generosità e la determinazione di Superman; l'ingenuità, il senso di smarrimento, la fragilità e al contempo la forza di Kara. Le paure, la rabbia, i tormenti adolescenziali e il turbinio di pensieri ed emozioni del giovane Superboy, che deve fare i conti con l'anomalia della propria natura.
È sottolineato e messo subito in chiaro il profondo legame che c'è tra Superman e la Terra; la differenza tra l'umanità e la rettitudine di Kal e Kara, ma anche di Kon, e invece il cinismo, la freddezza e lo spietato calcolo di H'El. Pur di non mettere a rischio l'esistenza della Terra, non hanno dubbi nel rinunciare all'unica possibilità di tornare su Krypton. Anche di fronte alla prospettiva che dopo tutto tornerebbe "normale", che in fondo si tratterebbe solo di portare indietro le lancette del tempo, che sì, la Terra sarebbe distrutta ma dopo, tornati indietro, sarebbe ripristinata così come tutto il piano della realtà, i tre kryptoniani terrestri non hanno la minima esitazione nel bollare come folle il piano di H'El e non hanno il minimo dubbio scegliendo di salvare la Terra e impedire la distruzione e la morte di miliardi di vite umane.
La vita, umana e non umana, per loro, non è un solo un algoritmo, non è un numero con il quale giocare. Per i nostri eroi l'esistenza di tutte le vite è sacra, qui e ora.
Sta tutta qua la differenza tra i viaggi temporali e gli interventi sulla realtà, per esempio, della Legione dei Supereroi e quello che invece vuole fare H'El, che dimostra fondamentale disprezzo della vita umana, solo perché la considera inferiore.
Validi contenuti pertanto, con un'anima e un'idea forte di fondo: il machiavellismo, ciò che sembrerebbe giustificabile per raggiungere un fine, non è sempre giusto, non va accettato se comporta qualcosa di eticamente inaccettabile.
Finale aperto, che lascia possibilità di sviluppi interessanti, con H'El che alla fine, pur sconfitto, viaggia in qualche modo nel tempo e viene ritrovato esanime da un giovane Jor-El su Krypton.

Graficamente tutti gli artisti coinvolti, disegnatori e coloristi, fanno un ottimo lavoro, su tutte e tre le testate, con stili diversi ma imprimendo e rendendo sempre il mood e lo spessore drammatico della storia. Ben reso H'El nella sua etericità di essere quasi extra-dimensionale, al di fuori del tempo e dello spazio; molto godibile visivamente lo scontro tra Flash e Supergirl su Supergirl #16 realizzato da Mahmud Asrar e colorato da Dave McCaig.
Superman #18 Ed. RW Lion, Ottobre 2013

Una storia valida che introduce un nuovo, potentissimo, villain che, se usato bene, potrà fornire spunti per storie future decisamente interessanti.



Titolo: H'El Sulla Terra (H'El On Earth)
Pubblicazione originale: DC Comics, gennaio-aprile 2013
Edizione italiana: Superman ## 15-18 RW Lion
Pubblicazione in Italia: Luglio-Ottobre 2013
Autori: Scott Lobdell, Mike Johnson, Tom DeFalco
Art: Kenneth Rocafort, Mahmud Asrar, R.B. Silva, Rob Lean, Ron Frenz, Roger Robinson, Iban Coello, Amilcar Pinna, Marc Deering, Scott Hanna, Dave McCaig

Voto: 6,5

sabato 9 settembre 2017

BATMAN: MORTE DELLA FAMIGLIA - di Scott Snyder e Greg Capullo (dicembre 2012-aprile 2013). Recensione.

Batman #14 Ed. RW Lion, Giugno 2013
Titolo: Batman: Morte della famiglia
Pubblicazione originale: DC Comics, dicembre 2012 - aprile 2013
Edizione italiana: Batman ## 14-18 RW Lion
Pubblicazione in Italia: Giugno-Ottobre 2013
Autore: Scott Snyder
Disegni e cover: Greg Capullo

Voto: 6,5

Reduci dal successo de La corte dei Gufi (Batman #1-11), Scott Snyder e Greg Capullo si cimentano nel secondo story arc della loro run su Batman: Morte della famiglia. Come quello precedente, anche questo arco narrativo ha interessato tutte le testate legate al Cavaliere Oscuro e ha visto coinvolti tutti i suoi storici alleati: Nightwing, Robin, Red Robin, Red Hood, Batgirl, oltre a Jim Gordon e Alfred.

Dopo una fugace quanto raccapricciante apparizione in Detective Comics #1 (ad opera di Tony S. Daniel), quando si faceva letteralmente (e inspiegabilmente?) asportare il volto da Dollmaker, torna il Joker, e pare intenzionato a combinarla davvero grossa.

Decide infatti di colpire gli alleati di Batman, li mette sotto e li rapisce, coinvolgendo tutti gli altri pezzi da 90 del crimine di Gotham (da Pinguino all'Enigmista, da Due Facce a Spaventapasseri) con lo scopo di spezzare il Cavaliere Oscuro nella psiche, colpendolo negli affetti più cari e facendo rivivere in lui gli incubi della perdita di Jason Todd e del trauma subito da Barbara Gordon durante The Killing Joke.

Il fulcro, la domanda attorno alla quale, fondamentalmente, ruota tutta la storia è: Joker sa chi è Batman? Conosce la vera identità sua e dei suoi sodali? È una domanda che aleggia per tutto il tempo, ricevendo ora conferme ora smentite nel corso dello svolgersi della trama.

Non è una storia che lascia un segno tangibile nella continuity, non avviene fondamentalmente nulla di "storico", la morte rimane solo nel titolo e, un po' forzatamente, in senso metaforico come rottura delle relazioni tra Batman e i suoi fedelissimi, ma non si traduce in alcun decesso "sul campo". È invece una storia che scandaglia le maglie del rapporto interpersonale tra Joker e Batman, che vuole dire qualcosa in più sul rapporto che lega i due, su come, alla fine, siano due attori che recitano nello stesso "gioco delle parti", scivolando un po', d'altra parte, nel cliché ormai abusato "hanno bisogno l'uno dell'altro", scivolone in parte superato col tentativo di dimostrare che in realtà è Joker ad avere bisogno di Batman, e non il contrario, al punto da non essere realmente interessato alla vera identità del Cavaliere Oscuro e non volerla neanche conoscere.

È davvero difficile distinguere Morte della famiglia da una storia ordinaria, di routine, senza un vero colpo d'ala che la sollevi e le conferisca gradi di nobiltà o memorabilità. Tutto alla fine si gioca in poche vignette conclusive, e il succo viene fuori quando Bruce racconta ad Alfred un retroscena inedito che lo ha visto faccia a faccia col Joker.

Il ritmo della storia è buono e non mancano i momenti di suspense e di pathos. La sceneggiatura è di ottima fattura, perfettamente tessuta, coniugata e resa palpabile dagli ottimi disegni, spesso strepitosi, di un sempre puntuale Greg Capullo.

A voler trovare qualche difetto, ancora una volta le storie di Snyder denunciano qualche debolezza dal punto di vista del soggetto. Il presunto "grande segreto" che Batman avrebbe tenuto nascosto ai suoi alleati alla fine non si rivela poi così importante; la "rottura" tra Batman e i suoi amici, Dick Grayson in primis, pare decisamente forzata e senza ragioni veramente plausibili. Sicuramente non tali da determinare una "morte" della famiglia batmaniana.



Batman #15 Ed. RW Lion, Luglio 2013
Racconto godibile, pertanto, non imperdibile, onesto e valido come arco narrativo da serie regolare, anche se, con ogni probabilità, non è una storia che lascerà il segno nella mitologia del Cavaliere Oscuro.