sabato 16 marzo 2013

V FOR VENDETTA (Alan Moore, David Lloyd. 1982)

«Siamo nel 1988. I tabloid stanno diffondendo l’idea dei campi di concentramento per le persone malate di AIDS. La nuova polizia antisommossa indossa visiere nere, proprio come i loro cavalli, e sul tettuccio dei loro cellulari sono montate videocamere ruotanti. Il governo ha espresso il desiderio di estirpare l’omosessualità, persino come concetto astratto, e si possono solo fare ipotesi su quale sia la prossima minoranza contro cui si legifererà. Penso di prendere la mia famiglia e andarmene via da questo Paese. È diventato freddo e cattivo e non mi piace più.»

Queste parole le scrive Alan Moore nell'introduzione al primo numero di V Per Vendetta. È quindi in quel contesto, in quel momento storico (reale, non di fantasia), ossia la Gran Bretagna ultra-conservatrice di Margaret Thatcher, che va inquadrata la nascita dell'opera del genio di Northampton. Ma questo non toglie affatto all'opera la sua portata estremamente attuale, per il momento storico che viviamo, e assolutamente universale per l'umanità e la profondità dei temi trattati.
Anche se poi smentito in parte dai fatti, Moore era convinto che, in caso di guerra nucleare, in Gran Bretagna i fascisti avrebbero definitivamente gettato la maschera e rapidamente preso il potere. Da queste riflessioni, da questo humus, e da quel particolare momento della storia britannica, verrà fuori la grande metafora di V For Vendetta.

Ambientato alla fine del XX secolo, all'indomani di una tragica e apocalittica guerra nucleare, che ha lasciato il Paese nella disperazione e nella confusione, il racconto ci catapulta immediatamente in una società distopica (tema ricorrente nella letteratura anglosassone) in cui tutto è pervaso di negatività, in cui regna una profonda, asfissiante e rivoltante ingiustizia. In Gran Bretagna viene istituita una sorta di "dittatura" che, in nome dell'ordine e della disciplina, instaura di fatto un regime nazista, affermandosi attraverso persecuzioni, genocidi, campi di concentramento.Tutte le libertà sono negate, tutte le diversità represse e perseguitate. La cultura e l'arte messe al bando. Prevalgono il razzismo, il pregiudizio, l'omofobia e la xenofobia.
Il corpus di questa Dittatura, si articola in: Fato, che tutto dirige, nelle mani di un leader. Occhio, che tutto sorveglia. Orecchio, che tutto ascolta. Dito, che agisce, colpisce e reprime. Voce, che, tramite i mass media, ipnotizza e tiene in assoluta soggezione l'intera popolazione.  E anche Naso, la polizia scientifica.
Negate le libertà basilari dell'individuo e qualsiasi diritto alla privacy. I cittadini sono spiati e controllati in qualsiasi attività quotidiana. In questo scenario appare la figura di V, una sorta di vendicatore mascherato, ispirato al cospiratore rivoluzionario Guy Fawkes, che agisce nell'ombra per scardinare e distruggere il sistema. Ovviamente, viene immediatamente marchiato come terrorista.

Storia cupa, claustrofobica, scritta e disegnata magistralmente da Alan Moore e David Lloyd.  Ricca di simboli e di temi ricorrenti, è piena zeppa di riferimenti storici, culturali, filosofici, di citazioni letterarie, musicali, teatrali e cinematografiche. Per quanto incentrato sulla figura di V, è in realtà un romanzo corale, collettivo. I veri protagonisti finiscono per essere quelli che, all'inizio, sembravano i comprimari. E, via via, il palcoscenico si allarga, coinvolgendo il popolo, persone "qualsiasi", fino a dare al lettore la sensazione di venir messo, esso stesso, in scena.

Tutto il racconto è pervaso da una sorta di senso di disperazione, di angoscia, di ansia. I personaggi appaiono tutti senza speranza, condannati a una fine cupa, grigia, senza una vera luce all'orizzonte. Tutti tranne, forse, Evey. Salvata da V all'inizio, ma che, in qualche modo, finisce per salvarlo idealmente alla fine.

Numerosissimi gli interrogativi che suscita la lettura del romanzo. Da quello più banale "Chi è V?", cui, in qualche modo, viene data una risposta, ad altri, ben più profondi e inquietanti. Può l'uomo ergersi a giudice del destino altrui? Qual è la differenza tra un patriota, quindi un eroe, e un terrorista? Il raggiungimento di un fine considerato "migliore", può giustificare l'uso della violenza e della sopraffazione? Non è forse uguale, sotto questo aspetto, il punto di vista di V e quello dei dittatori? Entrambi anelano a un fine superiore, entrambi sono pronti all'uso della violenza pur di raggiungerlo. E allora dove sta la differenza? La differenza sta forse nella consapevolezza? Sta nel diverso valore etico del fine che ci si prefigge? Ma allora qual è l'etica di riferimento? O forse la diffrenza sta nella capacità di giudicare se stessi, prima che gli altri? Forse. V lo fa. E, alla fine, non si oppone al suo fato. Si affida a Evey senza volere niente in cambio. Non gli importa della sua carne, non del suo sangue. Solo di un'idea. Ma basta questo a giustificare le sue azioni? E poi, ancora, altri interrogativi: può il popolo auto-governarsi volontariamente? Senza imposizioni, senza padroni, secondo il principio più profondo dell'anarchia? La differenza tra anarchia e caos, è solo teorica? Può realizzarsi una società senza capi? Senza qualcuno che "comandi"?
C'è ancora la possibilità di salvarsi, quando ormai tutto è perduto e difficilmente può essere recuperato?
E infine, la nostra società, quanto è vicina a un sistema che anestetizza l'uomo, che gli dà l'illusione di essere libero, che lo nutre di cose vacue, superflue e inutili, facendogli perdere di vista le cose importanti, persino la sua stessa umanità?
Chi è disposto a fare un cammino come quello di V, o come quello di Evey o di Finch, per "uscire fuori dalla scatola ovattata" e vedere il mondo da un altro punto di vista?
Questo mi costringe a tornare di riflesso alla prima delle domande che ci eravamo posti e che, superficialmente, avevo "bollato" come piuttosto "banale". E a darle una risposta. Sì, credo proprio che V siamo noi. Ognuno di noi può esserlo. Per questo Moore vuole che il personaggio non abbia volto, per questo Evey non gli leva la maschera: perché a nessuno sia preclusa la possibilità di essere V, libero e consapevole come lui.

E' evidente come non si tratti di una lettura leggera. E' una lettura a vari "strati" dalla quale, ogni volta che viene ripetuta, emergono spunti, dubbi, riflessioni e punti di vista di volta in volta anche radicalmente differenti.
Ma una lettura che, di tanto in tanto, è bene ripetere.

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