mercoledì 10 luglio 2013

DYLAN DOG #287 - "I NUOVI BARBARI"



Vi dico subito che, dopo averlo letto, l'ho sognato.
Nel sogno ero dentro la storia... e al contempo leggevo l'albo, che però... mi si sgretolava in mano! Prima si è scollata la copertina, poi le pagine: rapidamente il fumetto era come invecchiato di 80 anni. Fumettomane maniacale, ero disperato. Mi sono svegliato anche un po' incazzato, salvo poi calmarmi vedendo l'albo, lì, sul comodino, ancora come nuovo. Fatta pace con il sogno, il Sigismondo Froid che vive dentro di me si è messo all'opera e, a torto o ragione, è giunto alla conclusione che il fumetto che si sfalda, che si deteriora rapidamente, non è un particolare casuale. Infatti I nuovi barbari è una storia di caducità e decadenza.

Roberto Recchioni interpreta, in chiave onirica, la decadenza o, almeno, il rischio di decadenza cui, a giudicare da alcuni sintomi, sembrano essere esposti i nostri tempi, tanto nel vissuto quotidiano del cittadino "medio", quanto, in larga scala, dell'intera nostra società.
Limitarsi alla chiave di lettura più immediata, il riferimento all'imbarbarimento e imbrutimento dell'automobilista in coda per le vacanze, credo sia decisamente riduttivo.
Piuttosto invece un incubo, un sogno febbricitante, nel quale ci sono gli elementi dell'assurdo, del distopico, dell'ostile.

La storia non è probabilmente tra le prime di Dylan Dog quanto a velocità e agilità ma è un racconto che, se assorbito al ritmo che l'autore detta, può penetrare nel sub-cosciente mediante tutti i simboli e le situazioni-tipo che rappresenta.
La sua forza sta nell' impalcatura concettuale, la sua struttura portante, nelle atmosfere da incubo, nei tipi umani rappresentati, nei concetti eterni di speranza e perdizione, progresso e lotta per la sopravvivenza.
Una storia in piena sintonia con i segni di decadenza che si intravedono nella società occidentale, una civiltà  iper-nutrita che manifesta crepe e segni di cedimento.
Il cammino a ritroso lungo la strada del tempo, ricco di occasioni per imparare e ricordare, ma costellato di terribili insidie è, a mio avviso, una critica alla società dei consumi, una riflessione su come il progresso ci abbia sì affrancato da condizioni di arretratezza e povertà ma ci abbia allontanati anche da semplicità e naturalezza. E il rischio della perdizione dionisiaca, dell'imbrutimento degli istinti, è sempre dietro l'angolo.
Il "sogno nel sogno" di Dylan è molto eloquente a riguardo: il militare romano che fa schiavi gli uomini, mi fa pensare all'apollineo che domina sul dionisiaco, lo regola, lo mette in riga. Ma il suo destino è segnato: come testimonia il suo volto putrefatto, la decadenza e il disfacimento di ciò che concerne materialmente l'uomo è, ahi noi, ineluttabile.

Si sposano a meraviglia con il mood della storia, potenziandolo ed esprimendolo al meglio, i disegni di un ottimo Bruno Brindisi, che si direbbe abbia fatto un lavoro davvero in perfetta simbiosi con le idee di Recchioni.

L'identificazione con Dylan Dog, da parte del lettore, è pressoché inevitabile e, a condire un po' la drammaticità del racconto, senza peraltro annacquarla o interromperla, giungono le battute di un Groucho davvero in stato di grazia.
Il che è sempre un ottimo sogno. Pardon, segno.

DYLAN DOG #287 - "I NUOVI BARBARI" (agosto 2010, ristampa giugno 2013) di ROBERTO RECCHIONI, BRUNO BRINDISI. Copertina di ANGELO STANO. SERGIO BONELLI EDITORE.

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